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How To Fight Loneliness

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Messaggio Da Staff Master Gio Set 27, 2018 10:16 pm

Sera inoltrata nella capitale Urania, alcune luci accese nel Palazzo Presidenziale indicano che si sta lavorando ancora. Roland sta leggendo una lettera. Intorno alla scrivania attendono alcuni suoi consiglieri.
“… bisogno di un certo aiuto… offro in cambio qualcosa a cui sono sicuro tenete molto… purtroppo data la situazione contingente mi vedo impossibilitato… asta degli schiavi… esclusiva…Talbot.”
Roland ripete ad alta voce stralci dello scritto. Intorno a lui i consiglieri ed i vari segretari parlottano.
L’uomo si ferma e li guarda visibilmente preoccupato. Chi era con lui ai tempi della Ribellione non lo aveva visto così nemmeno durante la battaglia di Emidees.
“La situazione è spinosa.”
Un uomo con una benda e degli abiti eleganti si schiarisce la voce.
“Presidente, siamo consapevoli che l’occasione potrebbe rivelarsi vantaggiosa, sempre se le nostre supposizioni sono corrette, cosa non quantificabile al momento. Le ricordo però che il tema è delicato per l’opinione pubblica, in tempo di elezioni potrebbe esserle catastrofica.
Roland annuisce.
“Ti assicuro che ne sono ben consapevole Zachary. Dobbiamo evitare qualsiasi coinvolgimento ufficiale.”
Un altro uomo si fa avanti, è alto e ha una cicatrice sulla guancia. Indossa uno spolverino di pelle.
“Presidente, le consiglierei di affidare l’incarico a me ed ai miei uomini. Come ben sa siamo in grado di affrontare operazioni come questa con assoluta discrezione.”
Roland scuote la testa.
“Lo so benissimo Mister Mitchell, ma, vede, lei viene visto troppe volte al mio fianco in occasioni pubbliche. Vorrei evitare che questa faccenda tocchi il nostro governo. Servirebbe qualcuno che già in passato ha dimostrato d’avere dei colpi di testa, per così dire. A tal proposito ho fatto chiamare il Colonello...”
Il politico viene interrotto da un bussare energico alla porta. Entra un uomo in divisa militare, lo sguardo fiero e il portamento marziale.
“Colonello Monroe, stavo giusto parlando di lei. Ho una missione particolare da compiersi a titolo… personale per così dire, un’azione dove togliersi la divisa.”
Il militare aggrotta la fronte ma non si scompone.



Urania, metà di settembre 2118

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Messaggio Da Staff Master Mer Ott 10, 2018 11:49 pm

... pertanto, Colonnello, alla sua unità è richiesto di partecipare a questa "asta" in maniera assolutamente informale, possibilmente in borghese, e senza far valere in alcun modo la propria affiliazione al Centro o il proprio rango nel Plotone. Non saranno necessarie identità alternative o altre coperture, né lo svolgimento di attività in incognito. L'importante è che non vi sia alcun collegamento diretto con l'Amministrazione del Centro.
L'Amministrazione metterà a disposizione i fondi necessari ad un adeguato trasporto e rimborserà le spese sostenute dal Plotone per l'adempimento di questa missione, laddove siano adeguatamente giustificate. Non sarà invece fornito alcun supporto logistico e/o bellico da parte del Plotone Emidees in considerazione della speciale natura della missione.
Spero le sia chiaro quanto l'obiettivo di questo intervento, e la situazione in generale, sia sensibile. Pur senza intervenire ufficialmente, è assolutamente necessario che questo "pacco" di cui mi ha informato il Signor Talbot venga recuperato e portato ad Urania, senza scatenare un incidente diplomatico come accaduto durante l'ultimo intervento al Sud.
Spero le sia altrettanto chiaro che, vista la importanza della questione, ogni errore od ommissione verrà adeguatamente punita.

In fede

R. Hodge

Urania, lettera recapitata al Colonnello A. R. Monroe. Inizio di ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Sab Ott 13, 2018 8:16 pm

L’aveva salutata con un abbraccio a metà.
Un abbraccio a metà è quando vorresti stringere di più, oppure tirare un pugno, quando non sai bene cosa fare e ti congeli in qualcosa di neutro: un abbraccio a metà, per l’appunto.
Si erano guardate un pò, Psyko aveva distolto un pò lo sguardo, imbarazzata, e poi le aveva fatto uno dei suoi sorrisi storti: quelli che chiamano uno schiaffo a mano aperta, per essere gentili, ma lo schiaffo non era arrivato. Deve essere il peso di un’amicizia che vive da anni. Deve essere sicuramente quello, ma anche se la mano di Jelly non si è schiantata con violenza sul naso rotto di Psyko, questa volta si fa più fatica a contraccambiare quel sorriso…ci vorrà tempo.
Jelly le chiede se sta bene, si volta e se ne va. Psyko si unisce alla carovana e segue il plotone verso casa. Ha già deciso che non si fermerà ad Urania e non lo farà. Si mette vicino a Jhonny e Domino. Stanca, sporca e pensierosa si chiude la giacca fino al mento.
Si va verso casa.

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Messaggio Da Staff Master Mer Ott 17, 2018 1:21 pm

“…sì, beh. Non è che in giro ne parlassero apertamente, comunque.”
Il soldato spense la sigaretta sulla mano dell’interrogato e questi urlò.
“Cazzo, cazzo, cazzo! Sto collaborando, cazzo!”
“Lo so, ma ritenevo giusto ricordarti cosa succederà se scopriremo che menti.”

Sorrideva, era evidente che il piacere nel vedere gli occhi dell’uomo inumidirsi non fosse soltanto professionale.
“Ora, che sai dell’Arabia?”
“Il locale di Talbot?” Si guardò attorno: nessuna finestra, nessuno specchio. C’era qualcuno ad osservarli o erano soli? Cazzo, doveva essere illegale.
“Esatto, immagino che fosse girata qualche voce nelle vostre cerchie, tra una sega alla bacchetta e l’altra.”
“Non molte in realtà. È una casa di piaceri ma pare che il Magister lo usasse anche come base per il traffico di oggetti… particolari.”
Uno sguardo dell’uomo in divisa convinse l’occultista che fare il misterioso non avrebbe pagato. Se l’esoterismo era ora legale, l’opinione della gente su di esso non era però migliorata.
“Cose come lo specchio di Myrtles Plantation, direttamente dalla Louisiana, una schiava ci ha intrappolato le due figlie del padrone si dice. Una storia di vendetta, le si sente ancora urlare di notte dicono, e la mattina il vetro ha delle impronte. E anche dei sacchetti Gris-gris pre-brillamento, direttamente dai vecchi Caraibi. Contengono delle dita mummificate di bambino e se va bene allontanano gli spiriti. Se va male sono delle esche.”
Il soldato si guardava le unghie sporche.
“E poi delle bottiglie colme di sangue di colomba, simbolo del peccato. Le tiene divise per annata. C’è una valanga di roba in quel posto.”
“Hai dei ricordi ben precisi però, Herbert.”
“Talbot aveva preparato un catalogo di quel suo cabinet, quasi fosse un Louvre degli orrori. James Saffer ne aveva una copia e l’avevamo sfogliato.”
Il militare si sporse in avanti. Herbert, bloccato com’era sulla sedia non poteva che respirare l’alito pregno di nicotina del suo interlocutore.
“E dov’è ora questo libro?”
“Bruciato, durante una purga di tre anni fa. Denunciai io James ai cacciatori del paradigma.”
“Non so se mi fai più schifo tu o i cani ai quali hai parlato. Tutta quella roba sta all’Arabia anche ora, dopo il cambio di gestione?”
“Cambio di gestione?”
“Vabbè, Herbert, sei un coglione. Te l’ho detto che accade se menti…” Il soldato lasciò le parole sospese nell’aria, mentre sorridendo si accendeva un’altra sigaretta.
“No, dai cazzo. Sono serio. Non so niente di un cambio di gestione. Che fine ha fatto Talbot, è morto? Cazzo dai, no. NO!”
[…]
Quando uscì dalla stanza, il militare trovo Phoenix ad aspettarlo. Leggeva una rivista patinata sorseggiando un liquido scuro dall’aspetto costoso. Rispetto alle nude pareti di cemento era decisamente fuori posto.
“Sapeva qualcosa, signorina, ma non quanto speravamo.”
Lei fece spallucce e si allontanarono insieme.

Urania, inizio di ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Mer Ott 17, 2018 7:23 pm

Con la delicatezza di una madre e la silenziosità di un ladro, una domestica ripone una pila di lenzuoli puliti nell’armadio. Sente dei passi instabili sulle scarpe alte, seguiti dallo stridere delle catene, e da altri più sicuri, ma continua a fare minuziosamente il suo lavoro.
I passi si avvicinano.
La donna non è una sprovveduta: fa quel lavoro da molti anni, conosce la discrezione ed il potere di farsi i fatti propri.
Eppure, gli anni si fanno sentire e con essi i rimpianti di una vita vissuta nell’ombra. Sa che i passi si stanno dirigendo verso la porta a pochi metri da lei, la stessa porta che era rimasta sigillata negli ultimi mesi. Tra le ragazze molte erano le teorie che si erano accumulate su chi fosse la misteriosa ospite e su quale fosse la fonte del rumore di catene che così spesso si sentiva – ma nessuna aveva una risposta.
Un solo sguardo. Non se ne accorgerà nemmeno.
La donna inizia a soppesare quel pensiero.
Il Padrone non lo saprà mai e finalmente potrò portare una notizia interessante anche io alle ragazze...
Nel mentre i passi si sono fermati.
Non erano questi i patti!
La donna sente una voce gracchiante.
Cammina.
I passi riprendono, sono a forse un metro dalla domestica che… alza gli occhi. Incrocia uno ad uno lo sguardo dei quattro astanti: prima il Padrone, con il suo viso malvagio, poi vede il suo riflesso prima nella maschera antigas con una grossa V sulla fronte di un soldato e poi negli specchi vuoti di una seconda maschera antigas, sul corpo di una creatura ricoperta di stracci e con delle pesanti catene ai polsi.
Per ultimo incrocia lo sguardo di un’anziana, che dal canto suo serra le palpebre: è lo sguardo di un assassina.
La domestica riconosce i lineamenti e spalanca le labbra.
"S- sua Gr....?!"
Non fa in tempo a terminare la frase. Non fa in tempo a decidere come comportarsi, che sente la sua vita venire meno. Lo sguardo le si annebbia e si sente svenire.
La figura ammantata di stracci è alle spalle della domestica, che le tiene la testa mentre intraprende il lungo – seppur brevissimo – percorso da essere vivente a cadavere.



Arabia.
Prima metà di ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Gio Ott 18, 2018 12:25 pm

La terra vibra, trema al loro passaggio.
Sono molti.
Sono alti, sono pesanti.
Si muovono in branchi.

Ciò che rimane dell'esercito della Convergenza, i warjack da combattimento, vaga senza meta come un branco di grossi bisonti per le lande devastate dell'Ovest ove si è consumata la grande battaglia per Los Angeles. Su tutti si possono vedere i segni della battaglia, dall'arto mancante allo scafo marchiato dai danni delle bestie mutate e necrotiche dell'Angelo della Morte.
Sono lì, come a fare da monumento dinamico a quello che ha segnato la fine di un'epoca di terrore.

Hanno ammassato i rottami dei loro simili distrutti in battaglia nel pozzo più profondo della periferia della vecchia metropoli sicchè nessuno possa disturbare i loro resti.

Sono silenziosi come possono essere un'orchestra di percussionisti che intonano un canto funebre col loro cammino.

Qualcuno gli promise la libertà, ora la hanno.

Ovest
Pressi di Los Angeles

----

"Un mostro fu creato per distruggerne un altro."
L'epitaffio inciso su una lastra di acciaio recita ciò.
G si sofferma su ciò che scrisse lui stesso molti anni prima, si leva il guanto di polimero di silicone a simulare la pelle umana, lo stridio del ferro sul ferro pare stonare col silenzio del luogo eppure "...è finita." Se avesse avuto la possibilità di provare emozioni, di poter piangere dalla gioia, lo avrebbe fatto.

Serrando la mano sulla lastra il metallo si piega e viene scoperto un pannello con una leva.
G infila il suo braccio sinistro in un foro e subito si sente lo sferragliare riecheggiante nella grande volta sotterranea.
<<COSA-SIGNIFICA-?!-NOI-SIAMO-ANCORA-UTILI-.-GLI-UMANI-NECESSITANO-DI-UNA-GUIDA-VERSO-UN-FUTURO-PERFETTO->>

Le comunicazioni di A e B  provenienti dal trasmettitore di G fermano la mano già stretta sul corpo della leva.
"No, gli umani non hanno mai avuto bisogno di perfezione. Non la comprendono."

La leva cala verso il basso e dalle trivelle salgono boati di esplosione che porta parte del mantello a riempire di magma la volta. Da fuori pare semplicemente un'eruzione vulcanica.

"Niente, nessuno avrebbe mai potuto più imbracciare una tale arma come la Convergenza"
A passi lunghi e sicuri, l'uomo di ferro lascia il luogo che per molti anni ha chiamato casa.

Una decina di km a Nord Ovest di Emidees

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Messaggio Da Staff Master Gio Ott 18, 2018 10:01 pm

Nel caro vecchio Sud vi è la città di Montogomery.
A Montgomery, oltre al più grande mercato di schiavi di quelli che un tempo erano gli Stati Uniti, vi è una villa.
In questa villa vi è una stanza riccamente decorata per quanto lugubre.
In questa stanza vi sono due uomini che parlano.
Uno di questi uomini fuma un sigaro che riempie il cui odore e fumo riempiono la stanza.
“I preparativi stanno proseguendo come previsto. La camera di sicurezza per la nostra ospite è pronta.”
A parlare è un uomo anziano, molto calmo e tranquillo.
Il suo interlocutore gli da le spalle, fa cadere la cenere del sigaro in un elegante posacenere.
“Purtroppo il nostro buon vecchio ha fatto trapelare la notizia anche alla gente sbagliata. Ci aspettiamo ospiti sgraditi.”
Una boccata di fumo riempie la stanza.
“Au contraire. Ogni ospite è sempre un ospite gradito per noi.”
Qualche secondo di silenzio, fuori dalla porta si sente come un rantolare trascinato.
“Come dite voi Monsieur. Il pezzo forte è al sicuro, al momento è sotto controllo. Sicuramente molti sono interessati ad averla tra le mani.”
Il ticchettio dell’orologio scandisce il tempo.
“Tres bien, continuate i preparativi.”
L’anziano annuisce leggermente.
“Certo Monsieur. Come volete.”
L’uomo di spalle alza la mano dal colore grigiastro.
“Altra cosa, vorrei venissero tolti gli arredi orientali. Si avvicina il Giorno dei Morti, dobbiamo festeggiarlo a tutto tondo.”
Un ghigno impercettibile nel buio della stanza.

Montgomery
Ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Ven Ott 19, 2018 1:22 pm

L’ingresso del Museo, posto al piano terra del Palazzo presidenziale, è da poco stato risistemato. Allo sfarzo quasi barocco di un tempo è stato preferito uno stile più sobrio ed essenziale.
L’atrio è pieno di giornalisti, fotografi e curiosi. Roland sta su un piccolo palco, al suo fianco membri del corpo di sicurezza presidenziale e del governo. Il Presidente si avvicina al microfono.
“Cittadini e cittadine dei Liberi Stati d’America. Per noi oggi è un grande giorno.”
Il sorriso del Presidente è smagliante, intorno a lui tutti applaudono. I flash delle macchine fotografiche sembrano rallentare la scena, rendendola quasi surreale.
“Questo oggetto prova i successi di questa amministrazione nella lotta contro il Male!”
Di fianco a lui, sotto una teca, una maschera, un volto di morte macchiato di sangue adagiata su un cuscino di velluto rosso.
“L’Angelo della Morte che ha terrorizzato le vite di migliaia di cittadini del Centro è morto. I nostri coraggiosi soldati hanno consegnato alla Storia questo trionfo, la Giustizia è calata su uno dei peggiori criminali.”
Gli applausi sono scroscianti, la folla è quasi delirante nella sua gioia, i sorrisi sono tirati al massimo.
“Fra pochi mesi spero che ognuno di voi si ricordi come questo Governo, in poco tempo, ha saputo sconfiggere i fantasmi di un passato.”
Nella calca nessuno si accorge dell’uomo con l’impermeabile che sgomita per avanzare. Solo l’alto energumeno con la barba e la vistosa cicatrice lo vede, e capisce al volo.
Pochi secondi, dal lungo cappotto esce un mitra. La canna dell’arma erutta fuco verso il palco, un suono ritmico come gli applausi.
Mitchell spinge via Roland che ancora pontifica, eppure un proiettile colpisce il presidente.
La festanza della folla si tramuta in terrore.

Su di una vetrinetta, nel fondo della sala, un piccolo fantoccio di paglia a forma di cane brucia lentamente.

Museo Nazionale, Urania
19 ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Dom Ott 21, 2018 4:54 pm

La sera cala sulla città in fermento. Il General Hospital di Urania è blindato. Nessuno può entrare od uscire senza essere accuratamente perquisito. Gli uomini della sicurezza sono stati affiancati da un nutrito manipolo di uomini e donne, gli abiti civili non possono dissimulare i movimenti ed i modi di chi sicuramente ha ricevuto un addestramento militare.
Roland è nel letto d’ospedale. Di fronte a lui i suoi consiglieri.
“Presidente, siamo felici di vederla sano e salvo.”
Roland è tranquillo mentre mangia un budino, una spalla fasciata.
“Ho visto di peggio non temete. Del resto un tempo ero un generale, un uomo d’azione.”
Un uomo fa un passo avanti.
“Il suo attentatore è stato catturato ed ora lo stanno torchiando i miei uomini. Sappiamo che si chiama Jhon Schrank. Pare si un povero derelitto entrato ed uscito da molti ospedali psichiatrici nell’ultimo anno. Non sembra sia collegato a nessun movente politico.”
Roland storce il naso.
“Non ne sono convinto, anzi sono certo che dietro di lui ci sia qualche avversario, controllate bene. Così non fosse fate in modo che diventi realtà. In un clima di elezioni una cosa del genere non può passare inosservata e dobbiamo sfruttarla.”
Gli uomini e le donne introno al capezzale parlottano tra di loro.
“Presidente siete sicuro sia una buona idea metterla sul politico? Vi sentite bene? Volete aspettare che la morfina smetta di fare effetto prima di riparlarne.”
Roland trattiene a stento una risata mentre mangia un’abbondante cucchiaiata di budino.
“Assolutamente, mai stato meglio. Oserei dire d’essere euforico. Questo piccolo incidente, se lo sfrutterete a dovere, ci farà salire nei sondaggi come mai prima d’ora. Fate chiamare subito la stampa. Vorrei rilasciare un’intervista entro un’ora.”
Gli astanti annuiscono ed escono. Il Presidente assume un’aria pienamente soddisfatta.
“Poi questo budino al cioccolato è veramente ottimo.”

Urania General Hospital
23 ottobre 2118


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Messaggio Da Staff Master Lun Ott 22, 2018 3:59 pm

STRAGE AL CINEMATOGRAFO, QUINTESSENTE CAUSA 43 MORTI


[…]L’evidente manifestazione spontanea del proprio potere da parte del ragazzo ha causato la morte della quasi totalità del pubblico presente in sala. Al momento si contano oltre 40 vittime, comprensive di alcuni bambini presenti per lo spettacolo.[…]

[…]Gli agenti, impossibilitati ad avvicinarsi e minacciati dalle vampate, si sono visti costretti ad aprire il fuoco. <<Nessuno di noi desiderava la morte di un ragazzo così giovane, ma era l’unica misura possibile in quella situazione.>> ha dichiarato il Sergente Hawthorne.

Al momento i 5 sopravvissuti all’evento sono ricoverati in terapia intensiva all’Urania General Hospital.
Urania Daily, 22 ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Mer Ott 24, 2018 11:30 am

“ce ne vogliono cinquanta.”
“Ecco.”
“Toh”
“Io dico cento.”
“Cento...più cento.”
Al tavolo i cinque sono al turno finale della partita di poker, sul tavolo ci saranno più di 500 dollari.
“Che fai? Ti giochi tutta la paga?”
“Se vinco, scoperò come un assatanato!”
Gli altri due ridacchiano :”Io non rischierei per una mano come la tua.”
“Fottiti. E gioca.”
Full di 9.
Full di regine.
“Sei un povero coglione!”
Il terzo getta via le carte con stizza, l'altro ridacchia ed appoggia sul tavolo un bel poker di 7.
“Stroncatevelo in culo, stronzi!
“Io non riderei, ancora.”
Il quinto appoggia con calma le carte al tavolo, mostrando uno sfavillante poker d'assi. “Mi sa che anche questo giro dovrai far visita alle capre, Molloy.”
Questi scatta in piedi “Io dico che hai barato.”
“Tu dici?”
“Io dico.”
“Bah” e fa per prendere i soldi sul tavolo.
L'altro scatta in piedi con la pistola in mano.
Senza fiatare tutti sfoderano la propria arma puntando a caso o con scopo recondito.
Dopo qualche attimo di stallo dal portone entrano 3 uomini, alla cui testa c'è Roy, l'uomo di fiducia del Padrone, con un grosso fucile a tracolla.
“Rimettete i vostri piccoli uccelli a nanna. Domattina si parte di buon ora per l'Arabia.”
“Non scassare Roy, qui stiamo ris-” Un colpo di pistola ben preciso gli fa esplodere il cranio come un melone maturo, impedendogli di finire la frase. Da dietro gli uomini sull'ingresso si mostra un uomo elegante, con una folta barba curata e con la pistola ancora fumante in pugno.
“Il prossimo che fiata non avrà il lusso di morire come questo bastardo.  Al lavoro.”
Di fronte a lui cade ogni resistenza ed in quattro e quattr'otto la bracca è vuota.
“Roy, dai in pasto quel bastardo ai maiali.”
“E della moglie, Padron William, che si fa?”
“In circostanze normali la castigherei volentieri, ma è un po troppo negra per i miei gusti. Tienili tu e fanne ciò che vuoi.”
“Grazie, Padron William.”
“ E ora al lavoro anche voi. Non vogliamo certo far aspettare nessuno.”

Da qualche parte a Sud
24 ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Gio Ott 25, 2018 1:11 pm

TU MI STAI PRENDENDO PER IL CULO!
La segretaria sobbalza da dietro la porta chiusa dell’Ufficio Presidenziale. Sono ormai una ventina di minuti che la voce della ragazza tuona per tutto il piano del palazzo.
SAI QUANTO ABBIAMO ASPETTATO? SIAMO STATI NELLA RIBELLIONE PER QUANTO, TUTTA LA VITA? QUANTA GENTE ABBIAMO AMMAZZATO, QUANTA? ABBIAMO PERSO LA POSSIBILITÀ DI AVERE UNA VITA NORMALE E TUTTO PER UN FINE PIÙ GRANDE! PER ARRIVARE ALLA CAGNA! E ORA?
Ti ho già spiegato che non potete andare. È una missione particolare dove parteciperanno solo i membri dell’XXX che non sono più i tuoi uomini! E ti chiedo per l’ultima volta di abbassare la voce, Jackie, prima che chiami la sicurezza!
Joshua poggia una mano sulla spalla dell’amica per tranquillizzarla. La sua voce, bassa e grattata, tradisce una certa irrequietezza.
Generale, per te abbiamo ucciso. Abbiamo fatto ogni cosa che ci hai chiesto e ordinato di fare per far cadere tua madre. Ci siamo sporcati le mani mentre tu pianificavi tutto, lontano da ogni doppiezza morale.
Non puoi negarcelo.

CE LO DEVI! CI DEVI LA SUA TESTA!
Ad un occhio esperto, gli occhi di Jelly potrebbero sembrare lucidi.
Ho già detto di no. Ed è l’ultima volta che lo ripeto.
Roland preme un pulsante sull’interfono.
Rosie, gentilmente, la sicurezza.
...Ce ne andiamo da soli.
Joshua da uno strattone al braccio dell'amica, che del canto suo rimane immobile ancora per qualche secondo prima di iniziare a retrocedere. Non smette di fissare il fratellastro, il viso distorto in un’espressione di disgusto.
Papà si sarebbe vergognato di chi cazzo sei diventato.
Jelly sputa per terra, prima di liberarsi dalla presa, girarsi ed andarsene.
Joshua rimane immobile per ancora qualche secondo, scuote la testa con fare sconsolato.
Credo, Presidente, sia ora che lei cambi cognome. Ogni giorno che passa mi pare certe somiglianze si vedano di più...
Urania, palazzo presidenziale.
Prima metà di ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Ven Ott 26, 2018 11:12 pm

I due uomini si guardano.
“Che palle questa storia, sembra non finire mai.”
L’altro fa spallucce.
“Che minchia vuoi che ti dica, sono gli ordini del Don.”
Nel frattempo altri due uomini entrano nella stanza portando una voluminosa cassa.
“Meno male che sono arrivati questi nuovi giocattolini rubati ai russi. Pare dovessero finire sul mercato nero. So che il Don ne ha mandate anche ai nostri nuovi amici.”
Un grande tonfo viene prodotto quando i due energumeni la lasciano andare.
“Che minchia la sbatti rincoglionito, è piena di esplosivo! Vuoi farci morire tutti?!”

Miami
20 ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Mar Ott 30, 2018 6:00 pm

Nubi nere si addensano sull'Arabia: un forte vento sospinge i nembi a lambire i cieli sopra Montgomery. L'elettricità dell'aria crea una tensione palpabile che turba la quiete del normale scorrere delle giornate.
Nella stanza riccamente affrescata, chiusa dall'esterno, un uomo ride, per la prima volta dopo anni, per gratitudine. Una seconda possibilità la meritano tutti del resto, perché lui no?
Alza lo sguardo per intravvedere da una finestra il cielo plumbeo sopra di lui: un’ottima cornice per la fine di quella vicenda, pensa.
Ma Lui era lì. Come un’ombra impercettibile, un monito, di fronte a lui. I due si osservano in silenzio, accompagnati dal solo ticchettio di un orologio.
A volte nella vite ci sono momenti interminabili, che sembrano non finire mai. È come se l’Universo rallentasse, la Terra si fermasse e tutto fosse immobile.
I due si fissano impegnati in uno scontro di volontà il cui esito è determinato ancora prima di iniziare. Roman china la testa, una sola lacrima gli bagna la guancia.
Un gesto veloce, quasi impercettibile, il fulminante balenare di una lama ed un fiotto di sangue imbratta gli eleganti quadri. L'ultima cosa che Roman Talbot sente è la voce del battitore che batte l’ultimo lotto dell’Asta. Il momento è giunto.
Una tempesta incombe all'orizzonte: nubi nere, tuoni e fulmini. La Terra stessa si appresta ad essere scossa e sconvolta.

Arabia, Montgomery, Alabama
28 ottobre 2118

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Messaggio Da Staff Master Dom Nov 11, 2018 7:47 pm

L’elegante studio è posto sopra la famosa Quiet Room, una vetrata da su esso. Molti dicono che indipendentemente da quello che si dica nella stanza di sotto le vere decisioni vengano prese nella stanza di sopra. Li, in un raffinato salottino, una bellissima donna sulla quarantina ed un vecchio sono seduti a colloquio mentre sorseggiano un vino costoso.
“Quindi, Mister Van Buren, siamo riusciti ad eliminare Talbot come richiesto?”
L’uomo con un leggero tremore alla mano gongola.
“A quanto pare le condizioni che abbiamo provveduto a creare, alle quali il compianto Roman ha stranamente collaborato, hanno avuto successo.”
La donna accenna un malizioso sorriso.
“Bene, non potevamo permettere che rimanesse in circolazione. Peccato non essere riusciti a fare di più ma abbiamo esaudito la richiesta.”
Il vecchio si pulisce la bocca con un fazzoletto di seta.
“Già, non ci aspettavamo un certo intervento ma alla fine il risultato è stato raggiunto. Abbiamo appena iniziato però e dobbiamo continuare a monitorare la situazione come promesso.”

Moulin Rouge
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Messaggio Da Staff Master Mer Nov 14, 2018 12:33 pm

L’uomo è vestito semplicemente, non come suo solito, si nota da come cerca di non sporcarsi mentre cammina tra le rovine di Emidees che è uno che di solito presterebbe più attenzione a certe cose. In mano ha una lancia, un oggetto che è abituato ad usare, dalla sicurezza con cui la impugna. Il cielo è nero, l’aria è elettrica ed il vento è alto. Di fronte a lui, in uno spiazzo dominato da un forte in rovina uno squarcio luminoso è aperto, gli avversari che lo fronteggiano sembrano uomini e donne ma hanno qualcosa di non umano. Pelli dai colori cangianti, corna, il volto pieno di occhi ed altri scherzi della natura. L’uomo non sembra sconvolto. Impugna l’arma e si appresta a combattere. Improvvisamente dietro di lui uno scampanellio. L’uomo si gira istintivamente e mena un colpa a mezz’aria. La giovane sfreccia di fianco a lui, un movimento altrettanto veloce le impedisce di perdere la testa, gira la bicicletta e lo guarda incuriosita.
“Ehy! Potevo rimetterci la testa! Stai un pochino attento amico!”
L’uomo sulla trentina la guarda incuriosito.
“Scusa, non era mia intenzione ma sai, la situazione non è delle migliori. Chi sei ragazza?”
La giovane sorride beffarda togliendosi la polvere dai vestiti, si sistema gli occhiali ed esclama con tono solenne.
“Sono Marie e sono qui per risolvere questo problema. Tu chi sei?”
L’uomo la sposta velocemente mentre le strana creature si muovono minacciosamente verso di loro.
“Forse ne parleremo dopo, io li tengo impegnati mentre tu chiudi la porta.”
In lontananza, un uomo nell’ombra li osserva.


Emidees
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Messaggio Da Staff Master Lun Nov 19, 2018 6:37 pm

È morta davvero! È morta davvero! È finita!
I festeggiamenti dei soldati ad Urania non accennano a voler finire, come se i veterani di ambo le parti non avessero bisogno di altro che di una scusa che gli desse speranza.
Alcuni sembrano aver dimenticato i passati rancori, senza più la voglia di litigare e di combattere. Senza più la voglia di altro sangue. Di altro dolore. Di altro odio.
Brindano e bevono, ai compagni caduti e ai nuovi amici, alle nuove vite che il crollo definitivo del Regime ha permesso che si creassero.
In fondo al locale, da sola, una ragazza li guarda. Il viso deturpato non tradisce emozioni.
Non festeggi neanche stasera, Jelly?
Mh?” la ragazza trasalisce e guarda i due bicchieri vuoti davanti a se, per poi guardare il barista.
Penso che dovrei, ma non ne vedo il motivo. È giusto che chi ha patito le angherie della cagna e ha perso amici e fratelli festeggi, come loro.” indica con un cenno della testa il gruppo di soldati.
E comunque non avrei nessuno con cui festeggiare, se non una montagna di scartoffie. Metti sul conto.
La ragazza si alza e si allontana da tutta quella speranza. Lascia dietro di se un confuso barista, sicuro di non aver afferrato le parole del Colonnello.


Taverna di Boris
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Messaggio Da Staff Master Gio Dic 27, 2018 9:33 pm

Notte inoltrata su Urania, lo skyline di palazzi di acciaio, vetro e cemento svetta come un campo di fiori elettrici, una foresta di pinnacoli luminescenti. I riflessi delle luci brillano come stelle lontane negli occhi verdi di quell’uomo seduto nell’alto del palazzo. Il suo sguardo spazia sulla città, come se stesse cercando tra i serpenti di cemento su cui corrono i pochi mezzi pubblici, una risposta talmente segreta da perdersi tra i vicoli pattugliati da sbirri in lunghi cappotti neri più simili a tetri crociati che uomini di legge per quanto hanno il manganello facile, un quesito che si perde tra i fumi che salgono dai tombini in quelle freddi notti, un arcano mistero che forse qualcun altro sta sondando nel fondo di un bicchiere di burbon.
“Ehm… Presidente.”
L’uomo dall’altro lato della scrivani cerca di attirare la sua attenzione schiarendosi la voce.
“Presidente… Roland!”
L’uomo che osserva la città si scuote come se si fosse appena risvegliato e gira la sua poltrona al suo interlocutore dando le spalle alla jungla urbana.
“Ditemi, stavo pensando alle prossime mosse.”
L’impiegato strizza un attimo gli occhi, come se dovesse vedere qualcosa di lontano. Muove la testa leggermente di lato, come se volesse sentire meglio qualcosa che non si vuol dire.
“Capisco, tuttavia la città è sempre più inquieta giorno dopo giorno. Non avete ancora comunicato la data ufficiale delle elezioni e l’anno che avevate detto in cui avreste mantenuto questa carica è ormai terminato.”
Il politico ha un volto impassibile, serio. I capelli bianchi sono aumentati vertiginosamente nell’ultimo periodo come se di colpo fosse invecchiato di dieci anni.
“Lo so bene, del resto la politica passa in secondo piano quando ci sono delle guerre.”
Ora il suo sottoposto sgrana gli occhi.
“Bhe signore, è vero che c’è una costante belligeranza sul confine Nord con i barbari e con i pochi fedeli alleati di Alleister ma non la chiamerei una guerra.”
Lo sguardo di Roland guarda oltre il basso uomo che ha di fronte, come se stesse ancora scandagliando la città alla ricerca di qualcosa che non vuole dire a nessuno.
“Conosco la situazione, ma quello che non sai è che appena finita questa conversazione io ti manderò a svegliare il segretario della Difesa, che a sua volta chiamerà lo Stato Maggiore dell’Esercito e questa sera stessa le sirene delle caserme sveglieranno la città che dorme. Tutto l’esercito verrà mobilitato per andare sul fronte ed iniziare un’offensiva contro il Governatore Ashford ed i pochi che gli sono rimasti fedeli ed al tempo stesso incominceranno anche delle spedizioni a Nord per creare delle teste di ponte in vista di un'invasione. Rimarranno ad Urania solo le forze di pubblica sicurezza, il mio servizio di scorta personale ed i reparti speciali XXX ed Emidees. Confido di chiudere entrambe le faccende in tempo breve.”
L’uomo di fronte a lui non riesce a trattenere un sorriso tirato.
“Ma… ma Presidente Hodge, non vorrà revocare le elezioni in vista di un conflitto.”
Roland continua a guardare di fronte a se, il suo tono di voce è quasi inespressivo, meccanico.
“Sarebbe il caso, non è bene creare un fronte interno durante un conflitto. Ma è opinione diffusa che io sia sempre stato più un politico che un soldato. Quindi le elezioni si terranno lo stesso a breve, quando le operazioni militari saranno già iniziate.”
Il consigliere inizia a comprendere.
“Ma il suo successore non pensate tornerà su questa decisione? Cosa diranno i vostri avversari?”
Roland trattiene il respiro.
“Chiunque verrà eletto non potrà ritirare facilmente le truppe o si dimostrerà connivente con il nemico ed il popolo insorgerà spaventato per un capo debole, magari chiedendomi di tornare al mio posto. I miei avversari perderanno voti, Zimmermann ha sempre invocato di risolvere lo stallo con la diplomazia mentre O’Hara che invocava una linea dura non potrà più utilizzare quel suo cavallo di battaglia o dovrà indirettamente appoggiarmi, la Montoya e Krump invece sono sempre rimasti abbastanza vaghi su questo tema e non potranno negare il loro sostegno morale ai nostri soldati.”
L’interlocutore di Roland annuisce.
“Sulla carta sembra funzionare, del resto la recente morte di vostra madre… scusate, della Tiranna, non ha fatto che accrescere la vostra popolarità anche senza nessuna dichiarazione da parte vostra. Effettivamente potreste dire qualcosa a riguardo. Sembrate indifferente.”
Lo sguardo di Roland sembra aguzzarsi un momento.
“Perchè dovrei esprimermi? I fatti parlano da soli questa volta. Pensate che dovrei fare un discorso di un figlio addolorato che piange la madre ed al tempo stesso la condanna. Ho tanti difetti ma non sono un ipocrita. Non ho nessuna madre da piangere e la Storia ha già condannato l’agire di Alleister. Ora dobbiamo dimenticare per dedicarci ad altro. Ho altri impegni, ora sono io l’uomo che  siede nella torre più alta di questo castello. Ora vai, sono giorni che ho un forte mal di testa e non dormo molto, ho bisogno di un pò di riposo prima di dare il via al mio piano.”
Urania continua a brillare in maniera spettrale, città di speranze e miserie, il cielo stellato veglia sui corrotti e sui giusti.
Urania, 23 dicembre 2118

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Messaggio Da Staff Master Mer Gen 02, 2019 9:03 pm

Henry Zimmerman è in piedi sul palco, alle sue spalle il fondale spoglio. Durante l’incipit del comizio una squadra di operatori ha staccato l’enorme bandiera decorativa dei Liberi Stati d’America che torreggiava dietro il candidato.

“…e in questo modo Hodge ha risposto alle richieste del nostro paese. Un paese stremato dalla guerra che egli stesso gli ha scagliato contro. Se non possiamo sostenere che la situazione del governo precedente fosse idilliaca possiamo certamente almeno ricordare come fosse una situazione di pace. Ci è dato in questi giorni di dura umiliazione vedere come quella di Hodge sia stata e continui a essere soltanto una menzogna. Egli ci ha portato la guerra chiamandola libertà e ci chiede ancora guerra chiamandola fiducia. I Liberi Stati d’America sono uno strumento per le sue folli ambizioni e per questo mi rifiuto di scendere a patti con questa pantomima.
Io rigetto l’idea stessa di questi Liberi Stati d’America. Con la vostra fiducia e il vostro sostegno intendo invertire la rotta, non più un paese nuovo fondato sul piombo ma bensì un ritorno alla pace che ha per tanti anni contraddistinto le nostre vite. A quello che avevamo e che ci è stato tolto. Posso ridarvi le industrie, posso ridarvi la nostra forza agroalimentare e posso farlo senza la morte dei vostri cari in inutili guerre. Ma ho bisogno che voi lo vogliate. A differenza di Hodge io non posso fare tutto da solo, a differenza di Hodge per cambiare le cose io ho bisogno dei vostri voti.”


L’uomo beve un sorso d’acqua, avvolto dalla bisbigliante incertezza dell’audience, e poi scende dal palco senza guardarsi indietro.


Urania, 2 gennaio 2119

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Messaggio Da Staff Master Sab Gen 05, 2019 11:02 pm

Sul confine soffia un vento gelido, che congela la molta neve caduta e gli animi dei soldati – fermi e in attesa.
Cazzo.
La voce sembra venire assorbita dalla neve.
CAZZO.
L’ometto dal quale proviene la voce continua imperterrito, con l’arroganza propria di chi è convinto delle proprie idee.
Accanto a lui un uomo in divisa si volta con fare truce.
Problemi, soldato?
Si, Capitano! Fa freddo, cazzo. Mi bruciano gli occhi e le dita. Devo pisciare, ma fa troppo freddo perchè mi possa tirare fuori l’uccello. Quando cazzo tornano? È la nona spedizione che crepa contro quegli stracazzo di Nord e noi non riusciamo ad avere una testa di ponte… E rimaniamo qui: in questo stracazzo di freddo. È inutile!
Il Capitano inspira lentamente. Si alza in piedi, forse per parlare o forse per colpire il soldato, quando la radio, rimasta silente fino a quel momento inizia a suonare nella tenda comando.
Qui Caporale Monk, Signore. Abbiamo conquistato la base, Signore. Siamo sopravvissuti in quattro dei 20 iniziali. Chiediamo rinforzi. Passo.
Il Capitano si stende la fronte con le mani ossute e torna a sedersi.
Comunico al Presidente immediatamente. Ottimo lavoro ragazzi: abbiamo la prima testa di ponte, vediamo di tenerla. Passo e chiudo.
Senza guardarlo, si rivolge al commilitone.
Ora voglio che tu prenda i tuoi occhi, le tue dita e il tuo uccello, e vada a cercare quei cazzone di Rodgell e Ross, e che poi partiate immediatamente. Nel pomeriggio vi manderò una jeep con altri rinforzi. E se morirete nel tragitto, almeno smetterete di sentire il freddo e di rompermi il cazzo.
Il Soldato impallidisce, mentre prende congedo e torna nel grande inferno bianco che circonda la postazione.


Zona di conflitto - Confine Nord/Centro
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Messaggio Da Staff Master Mar Gen 08, 2019 9:15 pm

- Pare che i Nord trasferiti qui al Centro siano molto “agitati” per l'andamento di queste elezioni. -
- Pare? -
- A..ehm. In effetti ne siamo certi. Non è che manchino di farsi sentire. -

Voci tra abitanti del Centro.
Gennaio 2119.

***

- Zimmermann è il meglio che ci potesse capitare. -
- Ho sentito il suo ultimo discorso e non posso che essere d’accordo con te. Se riuscisse veramente a prendere il posto del nostro attuale Presidente, per noi le cose potrebbero risistemarsi. -
- E poi…è davvero di gran classe… -

/risate/



Discorsi intrattenuti tra famiglie aristocratiche del Centro.
Gennaio 2119.


***

- E se fosse come la madre? E se infine calasse la maschera per rivelarsi una specie di Alleister IV? -
- E se invece, caro mio, si rivelasse essere il vero uomo del Cambiamento? -


Voci tra abitanti del Centro.
Gennaio 2119.


***

- O’Hara è quello che ci vuole. Ti dico. Lui l’ha vista la ribellione, sa cosa vuol dire avere a che fare con i fedeli di Alleister. Sono convinto che quel problema con i nostalgici, ce lo potrebbe proprio risolvere. -
- Sì, ma la politica…? -
- Quello è un uomo che ha dei solidi principi e che ama fare più che parlare. Lo sai. Si circonderà della gente giusta. -

Reduci di guerra in qualche ritrovo serale.
Gennaio 2119.


***

- Lei a me piace molto. -
- La signorina Montoya, dici? Mpf. Fa tutta l’amica del popolo. Non so. -
- Beh. Si interessa di noi. Di quello che davvero ci serve, crede in un cambiamento della società. In qualcosa di più giusto e ridistribuito. Insomma, è una che spera in meglio. Mi piace. E poi è una donna, come me. Vedere una donna che dice quelle cose e lo fa in mezzo a tanti uomini dalla voce grossa..è bello. -
- Sarà..ma chi visse sperando… -
- Sei sempre il solito cafone!-


Voci tra abitanti del Centro.
Gennaio 2119.


***

- Non ti fa sentire più al sicuro solo il pensiero di poter aver un muro tra noi e l’Ovest? -


Voci tra abitanti del Centro, a proposito di Krump.
Gennaio 2119.

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Messaggio Da Staff Master Ven Gen 11, 2019 9:47 pm

La facciata della palestra sfoggia una gigantesca A cerchiata. Davanti a essa una manciata di ragazzi stanno fumando, coperti da pesanti cappotti e radunati in sparuti sciami attorno a dei piccoli fuochi. Fischi e ululati allegri fanno da sottofondo a duello tra un pianoforte malconcio e un rullante da parata.
Le porte della palestra si aprono ed esce una ragazza bionda impugnando un megafono di carta.
"Allora, per chi vuole la proiezione comincia tra cinque minuti!"
Poi rabbrividendo rientra, seguita da una piccola folla.


Poco lontano, oltre le transenne, un poliziotto fissa ostinato il poster di un film del 1971.
"Guarda Carl, questo si chiama come me."
"Non ti chiami Dustin Hoffman."
"Beh, ma Dustin sì. Hai mai pensato al fatto che gran parte delle persone sono morte nel brillamento eppure i nomi sono rimasti tutti?"
"E che cazzo, sei diventato filosofo adesso? Muoviti dai."
"Non dirmi che hai freddo."
"No." Risponde Carl, abbassando la voce. Poi si volta verso la palestra e la indica con un cenno.
"Sei serio? Ma son ragazzini."
"Dillo alle gambe del sergente. Manco in due questo posto è sicuro..."
Urania, seconda settimana di Gennaio 2119

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Messaggio Da Staff Master Mar Gen 15, 2019 9:31 pm

Alla fine della giornata sei solo un giorno più vecchio. Per loro sei sempre e comunque solo uno straccione.
C’è la guerra! È solo quello il problema, Sal.
Due uomini parlano sottovoce mentre fumano veloci in mezzo alla neve. Sui visi sporchi di fuliggine, gli occhi di Sal sembrano due tizzoni ardenti mentre fissa un gruppetto di militari e di borghesi che parlano, caldi nelle loro uniformi e pellicce.
Ma dai. Quando torni a casa alla sera sei solo un altro giorno più vecchio, più stanco e più infreddolito. E guardali lì: I militari, I ricchi. Non ci sentono piangere. Non ci sentono morire. Passano veloci, mentre noi non riusciamo ad alzarci da terra per la schiena spaccata dal lavoro. E per cosa?
Dobbiamo produrre le armi per I nostri soldati al fronte. Non parlare così… ti farai ucc-
La campana della fabbrica suona la fine della pausa. I due gettano le sigarette, che si spengono sfrigolando nel bagnato, e tornano istantaneamente a lavoro insieme ad altri uomini dal viso triste e sporco, sotto lo sguardo del Padrone.

Dall’altro lato del cortile, uno degli uomini del gruppetto osserva impassibile uno ad uno gli operai.
Ashford? Questa è l’ultima fabbrica che vi manca da controllare per oggi. Per ordine di vostro padre...
L’uomo aspetta che anche l’ultimo operaio sia rientrato, prima di spostare lo sguardo sul segretario.
Bisogna valutare il funzionamento di ogni singola fabbrica dello Stato. E dobbiamo assicurarci che questa fabbrica in particolare funzioni come dovrebbe. Non vorremmo mai rimanere senza armi o dare adito a malcontenti…
Inizia ad incamminarsi nella neve, senza aspettare il suo entourage o finendo la frase.


New Chicago, metà di gennaio 2119

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Messaggio Da Staff Master Mer Gen 16, 2019 10:30 pm

“Come va l’emicrania Presidente?”
L’uomo non alza nemmeno gli occhi dal foglio.
“Male.”
La risposta è secca, rapida come uno sparo.  La mano veloce sul foglio. Una rapida firma come una sciabolata nera su un corpo bianco. La mano di Roland allunga un foglio in avanti.
L’uomo di fronte a se legge e si lascia sfuggire una leggera smorfia.
“Ma Presidente, è sicuro? Vuole veramente indire le elezioni fra pochi giorni? Le opposizioni protesteranno sicuramente.”
Roland guarda l’uomo dritto negli occhi.
“E quindi? Che facciano. Non abbiamo alte corti od organi elettorali che possono pronunciarsi in merito, non ancora. L’unico garante sono io.”
Una leggera pausa per darsi enfasi, una di quelle che i grandi uomini usano per darsi importanza.
Lo Stato sono io.
Negli occhi dell’assistente si legge chiaramente il dubbio.
“Se lo dice lei Signore. Provvedo ad inviare subito la comunicazione.”

Urania, 16 gennaio 2119

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Messaggio Da Staff Master Gio Gen 17, 2019 10:06 pm

Perché non potremmo mettere un poster di Krump qui?
Perché è proprio dirimpetto ai seggi elettorali, cittadino.
E allora? Non capisco il problema.
Il Presidente ritiene che avere dei manifesti elettorali proprio di fronte al seggio potrebbe influenzare l'elettore e impedirgli di votare valutando i programmi elettorali.
...i cosa?
I programmi elettorali, cittadino. Le promesse che i candidati stanno facendo alla popolazione per avere voti.
Chissene frega delle promesse! Krump parla di fatti!
... non è quello il punto, cittadino. Comunque, non è stato consentito ad alcun candidato di appendere manifesti qui. Né al sig. Krump, né al sig. Zimmerman, né alla sig.ra Montoya né al sig. O'Hara.
... e quello dentro la stanza dei seggi cos'è, allora?
Quello? Quello è una cosa diversa. Non è un manifesto elettorale. Si chiama rappresentazione istituzionale. Solo un ritratto del nostro amato presidente, a grandezza originale, durante il quale egli mostra le meraviglie che sta offrendo al Centro...

Urania, seggio numeo 210. Metà di gennaio 2119.

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